La settimana passata si è appena chiusa nella memoria di un nome: il nome proprio di un posto chiamato Montecassino. Sono passati esattamente settant’anni da quel 15 febbraio 1944, quando centinaia di tonnellate di bombe sganciate dalle fortezze volanti angloamericane distrussero l’abbazia, fondata nel VI secolo da san Benedetto, dove l’Europa mise le sue radici classico cristiane. Radici che nemmeno centinaia di tonnellate di bombe furono capaci di estirpare, ma che gli eurocrati di oggi sono stati capaci di ignorare quando si sono indegnamente assunto il compito di stendere una Costituzione Europea.
Non è un’associazione d’idee, ma nell’attuale frangente politico si è parlato molto di idioti. “Siete utili idioti”, si tuona dalla destra del Centrodestra. “Voi invece siete degli idioti inutili” si risponde dalla sinistra, sempre del Centrodestra.
“Utili idioti” fu un’immagine usata per la prima volta da Stalin per indicare quei partiti democratici occidentali per lui preziosi, che per ingenuità o nell’illusione di trarne vantaggio si alleavano col Partito comunista sovietico. Eppure l’aggettivo/sostantivo idioti non possiede, alla sua origine, quel colore di disprezzo che i nostri politici gli attibuiscono. Deriva infatti dal greco ìdios che significa “particolare”, “locale”, da cui idiòtes, “cittadino privato”, poi successivamente anche “rozzo”, “incapace”: siamo stati noi, ultimo anello della catena, a dare dell’idiota all’idiota. I linguisti, particolarmente insensibili all’eco popolare, definiscono idiotismi quelle locuzioni che traggono origine da linguaggi locali o da dialetti, come fettuccine per tagliatelle, mugugnare per brontolare, abbacchio per vitellino da latte. Aggiungiamo che idiota non è un caso isolato di insulto con provenienza non ignobile. Prendiamo per esempio un suo sinonimo: imbecille. Deriva dal latino imbecillis che significa “debole” perché “senza bastone” (bàculum in latino). Discorso simile per cretino, dal francese cretin a sua volta collegato con pauvre chretien, “povero cristiano”.
Ma anche questa settimana, nel regno degli insulti o presunti tali, campeggia la bandiera gloriosa del vaffanculo, di cui è inutile citare la proprietà artistica, pronta a sventolare con spostamenti fulminei da Sanremo a Montecitorio. Eppure anche qui siamo al riparo perché com’è arcinoto, e com’è stato già scritto su queste colonne, la Corte di Cassazione, con sentenza definitiva del luglio 2007 dopo otto anni di appelli e ricorsi, derubricò il vaffanculo da insulto a parola “di uso comune”, come quelle che “hanno perso il loro carattere offensivo”. E poi dicono che in Italia la Giustizia non funziona…